CITAZIONE
Ahah vero! Poi si scopre che il buon Sanpei pubblicava in una rivista alternativa (ugh per l'aggettivo ma non me ne veniva di migliore) negli anni '60. Ora non per dire che nel passato si era meglio e si stava meglio, ma molti mangaka anni '60-'70 tiravano fuori tematiche sociali in modo ben più manifesto di quanto fanno i loro successori in questi anni.
E qua si potrebbe aprire un interessantissimo discorso sul fenomeno manga. In soldoni,
Garo - che poi esistono ancora riviste analoghe, in Giappone - era un prodotto fatto per i Giapponesi, e manco tutti. Esportabilità pari allo 0,1%: ma finché il manga era sostanzialmente un fenomeno interno al Giappone stesso, il problema non si poneva. Ora invece l'industria del manga arriva praticamente da un capo all'altro del mondo: immagino che questo conti, nel momento in cui un autore decide di impegnarsi in una storia. Che poi è il motivo per cui da queste parti è così difficile trovare il jidaimono, non sono considerate tematiche che il pubblico esterno al Giappone potrebbe trovare interessanti. Io penso che si sbaglino di grosso, e che stiano sottovalutando degli aspetti della loro cultura che invece fanno tantissima gola all'Occidentale medio - più che non l'ennesima cavolatella di pippe adolescenziali, che per quella basta comprarsi il Cioè senza scomodare i Giappi. Forse temono che il lettore si stanchi a leggere le precisazioni storiche, ma dimenticano il fatto che l'otaku medio comunque quelle cose se le va a cercare di sua sponte, quindi non vedo dove sia il problema... Va beh, comunque sia gli editori nipponici sia quelli nostrani rimangono piuttosto scettici in proposito, e qui stiamo parlando di semplice storia. Figurarsi, poi, cosa potrebbe succedere se oggi uno che non ha nemmeno il nome di Shirato con cui difendersi commercializzasse un lavoro in cui in sostanza dice che la religione, nel mondo reale, è uno strumento di controllo. Te lo immagini il putiferio? Ricordo certe lettere dei lettori in coda ad
Angel Sanctuary - che insomma, sì, temi scabrosi li poteva anche avere, ma a livello ideologico non era NIENTE...
CITAZIONE
Ad ogni modo, oltre al discorso religioso, in cui io ho visto un Sanpei molto cinico, trovo adorabile che abbia svolto un manga sulla vendetta in modo assai poco fisico (il protagonista è assai poco dotato da questo punto di vista ahah).
Verissimo, quello è uno dei più grandi pregi di Akame. Per una volta il protagonista non è affatto dotato di abilità fisiche oltre la norma, ma solo di una tenacia al limite della follia. Probabilmente è per questo che il finale mi ha turbato così tanto: io so che non sarei mai in grado di avere la meglio su un ninja cazzutissimo e buttarlo agli squali, non ne avrei mai la forza, ma se dovesse succedermi qualcosa di così terribile da impedirmi di dimenticare, forse potrei ridurmi in stati analoghi a quelli, ed è spaventosissimo...
(Ma davvero Shirato ti è sembrato cinico? A me è sembrato addirittura cauto e neutrale... XD Mah, sarà che mi aspettavo un botto ancora più radicale di quello che ha fatto.)